Editoriali

Gattuso attacca la stampa, ma dovrebbe ringraziarla: ecco perché

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Gennaro Gattuso ancora una volta in conferenza stampa ha mostrato nervosismo e incapacità comunicativa

Gattuso, ormai in preda ai fantasmi dell’esonero, si sta rendendo protagonista di conferenze stampa imbarazzanti. Nell’ultima ha addirittura negato che la qualificazione in Champions League fosse l’obbiettivo principale del Milan in questa stagione.

Oggi è arrivato anche un attacco alla stampa, che fino a qualche tempo fa lo aveva supportato anche nei periodi negativi della sua squadra. Ringhio, aggirando una domanda di una giornalista, ha criticato la stampa e messo in dubbio la professionalità e la mancanza di esperienza di molti addetti alla comunicazione. Partendo da presupposti corretti, ovvero che il mestiere di scrivere e di fare informazione sia cambiato molto negli ultimi 15 anni, Gattuso è scaduto in luoghi comuni e banalità. Il mister, in maniera un po’ retrograda e anacronistica, ha provato a fare un paragone tra la carta stampata della scorsa generazione e l’attuale mondo del web, gettando fango su quest’ultimo.

Da una parte è pur vero che nell’era digitale, per dirla alla Umberto Eco, tutti scrivono di tutto, a volte senza un’adeguata preparazione tecnica. Tuttavia bisogna sempre considerare che, se uomini che tirano calci ad un pallone o siedono su una panchina guadagnano milioni, è anche grazie ad un bacino di utenza generato da stampa (cartacea e soprattutto web) e tifosi. Chi scrive di calcio quotidianamente (spesso senza retribuzione), chi gestisce canali social o fa l’opinionista, chi percorre chilometri a proprie spese per seguire la propria squadra del cuore in trasferta (anche quando le prestazioni sportive non lo meriterebbero) genera un giro d’affari. E proprio questo business permette a Gattuso e soci, ad allenatori e calciatori, di guadagnare milioni di euro.

Perché per ogni articolo e per ogni commento degli utenti, per ogni abbonamento pay per view e per ogni intervista (conferenze stampa di Gattuso comprese) si crea un flusso di soldi che va a riempire soprattutto le tasche dei primi attori del mondo del calcio. I due milioni netti all’anno dell’allenatore del Milan sono anche il risultato del lavoro mediatico e del relativo pubblico che segue costantemente il gioco del calcio.

«Non vi offendete per quello che dico. Tante volte la professionalità nel mondo del giornalismo viene a mancare. È diventato un mondo strano. Per fare questo mestiere ci vogliono tanti anni di esperienza e tanti si sono ritrovati questa fortuna di poter scrivere» ha dichiarato Gattuso.

Già, Gattuso ha ragione. Forse 15 anni fa un allenatore della Primavera non avrebbe mai allenato il Milan. Forse 15 anni fa nessuno avrebbe avuto la fortuna di ritrovarsi ad allenare il Milan senza esperienza da tecnico. Senza offesa, Rino.

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