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ESCLUSIVA MN24 – Fedele: «Donnarumma da tempo non è più del Milan»

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Intervistato in esclusiva da Milan News 24, Furio Fedele giornalista ed autorevolissima penna de il Corriere dello Sport, ha risposto alle domande poste dalla nostra redazione riguardo al futuro imminente del calcio italiano e del Milan in particolare.

L’emergenza Coronavirus ha posto molti dubbi anche sull’esito del campionato di Serie A: si è parlato della possibilità di far disputare playoff e playout, lei è d’accordo?

«Assolutamente contrario a far disputare playoff e playout anche perché le regole non si cambiano mai in corsa. Credo che la deadline per fissata per metà maggio possa essere rispettata e, con il giusto rinvio di Euro 2020, si possa far giocare le restanti 12 giornate fino a luglio. Ovviamente alcune regole attualmente vigenti dovranno essere modificate, mi riferisco in primis ad una proroga dei contratti in scadenza».

Qualora non fosse possibile concludere regolarmente, o quasi, il campionato troverebbe giusto l’assegnazione dello Scudetto a tavolino?

«Qualora l’emergenza Covid-19 dovesse continuare anche a maggio-giugno, ci si troverebbe costretti a chiudere anticipatamente il campionato. In tal caso io sarei per la non assegnazione dello Scudetto, come fatto nel 2006, e alla stesura da parte della Lega di Serie A di una lista di 7 squadre che parteciperanno alle prossime competizioni europee. Giusto a mio parere anche l’annullamento delle retrocessioni portando così la Serie A a 22 squadre la prossima stagione facendo promuovere le prime due di Serie B».

Lotito recentemente ha manifestato, anche a nome di altri presidenti di A, la volontà di tornare a giocare già lunedì. Cosa ne pensa?

«È una provocazione, ma un conto è dire torniamo a giocare e un conto è chiedere di tornare ad allenarsi: se l’idea è quella di far giocare il campionato a maggio occorre ripartire con le sessioni di allenamenti già da aprile. Chiaro che si dovranno prendere le dovute precauzioni dividendo le rose in due-tre gruppi che si alleneranno in momenti diversi e dovrà essere necessario che gli atleti vivano di fatto all’interno dei centri sportivi in modo da evitare ogni tipo di contagio proveniente da agenti esterni».

È d’accordo con chi, per evitare ulteriori tracolli finanziari per i club, ha proposto un taglio agli stipendi dei calciatori?

«Credo sia giusto che i calciatori non percepiscano lo stipendio di marzo considerando che non sono non hanno giocato ma non si sono neanche allenati. Chi gioca in Serie A non credo morirà di fame».

Il Milan sembra essere sulla soglia di una nuova rivoluzione societaria ma anche tecnica: la convince, in tal senso, la figura di Ralf Rangnick o crede che per i rossoneri serva un altro tipo di allenatore?

«Il Covid-19 ha già colpito la salute degli italiani, ma avrà anche ripercussioni psicologiche importanti e la fase di sperimentazione della “nuova normalità” sarà ardua. Trovo difficile ipotizzare un arrivo di Rangnick in un Paese che non conosce e lasciando un lavoro che ne valorizza tutte le caratteristiche come quello al Lipsia. Per me il Milan dovrebbe affidarsi all’usato sicuro e tornare a puntare su Luciano Spalletti».

Sarebbe un ritorno di fiamma…

«Il Milan negli ultimi anni ha quasi sempre, e il “quasi” è riferito a Gattuso, sbagliato la scelta dell’allenatore: Spalletti rappresenterebbe una garanzia anche per un progetto low-cost. D’altronde è stato contattato per sostituire Giampaolo ma poi, com’è noto, il passaggio al Milan saltò perché il tecnico non trovò l’accordo con l’Inter. Maldini e Boban poi scelsero il traghettatore Pioli ma la prima scelta è sempre stata Luciano Spalletti».

Gazidis sembra pronto ad assumere, forse per la prima volta, pieni poteri nella selezione e gestione del nuovo assetto dirigenziale. Cosa ne pensa?

«La famiglia Singer ha deciso di tenere Ivan Gazidis che in questo Milan riveste il ruolo dell’uomo del padrone che, in quanto tale, tiene in mano il bastone. Il manager sudafricano sembra aver abbandonato, dopo gli slogan iniziali, la filosofia del “Milan ai milanisti” affidandosi per la prossima stagioni a figure già presenti in società che avranno però ruoli di maggiore responsabilità: mi riferisco ad Hendrik Almstadt e Geoffrey Moncada. Bisogna costruire una base solida e queste te la da solo la società».

Eppure qualcuno con Pioli ha visto anche una crescita…

«Pioli è un traghettatore e tale si è dimostrato, il suo Milan ha avuto dei risultati troppo claudicanti. Sono favorevole al procedere con un nuovo progetto tecnico e credo che una spina dorsale che rispetti il salary cap il Milan la potrebbe costruire. Su il Corriere dello Sport ho stilato una formazione di 11 elementi schierabili in un 4-2-3-1, che è il modulo di Spalletti, dai costi salariali complessivi di 20 milioni, Cristiano Ronaldo da solo ne prende 30. Come diceva Boskov “I numeri non dicono mai le bugie” e partendo da questo presupposto Atalanta e Verona stanno dimostrando che non occorrono campioni super pagati per fare bene».

Come giudica dunque l’operato complessivo di Boban e Maldini?

«Boban e Maldini oltre ad aver sbagliato la scelta di Giampaolo si sono affidati in maniera errata ad Ibra che, dopo un inizio positivo, ha portato il Milan a dipendere direttamente dal suo umore. Zlatan è arrivato in rossonero in primis per suo tornaconto personale e la cosa non avrebbe dovuto sorprendere più di tanto».

Valuta possibile una permanenza di Paolo Maldini anche nella prossima stagione?

«Maldini è al secondo tentativo al Milan nelle vesti di dirigente dopo quello passato al fianco di Leonardo. Ha sbagliato la scelta dell’allenatore, Giampaolo, presa in solitudine e dubito fortemente che qualora restasse al Milan potrà mantenere il ruolo di direttore tecnico. Ora lui e Massara stanno tenendo compatto il gruppo ma a fine anno gli verrà chiesto di fare un passo indietro e come sappiamo Maldini di passi indietro non ne ha mai fatti».

Il piano di Elliott e Gazidis si basa su un tetto salariale abbastanza rigido. Come valuta, in tal senso, il futuro di Donnarumma?

«Gianluigi Donnarumma non è più da tempo un giocatore del Milan. È chiaro che il rinnovo del suo contratto è complicato dal punto di vista finanziario quanto impossibile fattualmente: il suo procuratore già da tempo ha manifestato il proprio dissenso nei confronti del Milan e solitamente quello che dice Raiola diventa legge per i suoi assistiti».

 

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