2015

Diego Lopez: “Pensavamo che le cose sarebbero andate meglio”

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Il portiere rossonero Diego López ha rilasciato una lunga intervista per il periodico galiziano El Correo Gallego. Questo il contributo integrale del numero 23 del Milan: “La verità è che è il mio sogno più grande è sempre stato quello di giocare a calcio, però non avrei mai immaginato che l’avrei fatto a questo livello. Già da bambino seguivo il Real Madrid, guardavo i portieri e il gioco di calciatori come Hugo Sánchez o quelli della Quinta del Buitre. A undici anni ho cominciato con la Sarriana, poco dopo mi ha acquistato il Lugo. Avevo 17 anni quando Ismael Fernández, un osservatore del Real Madrid, mi ha chiamato per un provino. Anche se non ero un bambino, appena uscito da Paradela è stato difficile arrivare in una grande città come Madrid, ma è anche la cosa migliore che mi poteva capitare”.

Sui suoi trascorsi al Villarreal e in Galizia: “Al Villarreal mi sono fatto grandi amici e ho passato momenti straordinari; tutte le cose buone che ho vissuto lì superano l’amarezza dell’ultimo anno. In più in quel periodo è nata mia figlia, che per me è la cosa più importante. Quando Del Bosque mi ha convocato l’ho considerato un grande onore. In quell’epoca ho giocato anche con la selezione della Galizia e anche se non ho molti contatti con la federazione sono molto attento a tutto quello che succede nello sport galiziano. Tifo il Lugo, ma sono felice che Celta e Deportivo siano nella massima serie”.

Sull’esperienza del Bernabeu: “Del Real Madrid tengo le cose positive, che in questo caso sono molte; soprattutto la Décima. Ho vissuto tre Champions datifoso e la Décima come giocatore, è il meglio di tutte le cose belle che mi sono capitate a Madrid, per il titolo, per come è stata la partita, per come l’abbiamo festeggiata…indimenticabile!”.

Sul mondo Milan: “Del Milan, anche se non siamo nel momento migliore dal punto di vista sportivo, sottolineerei la solida struttura, l’organizzazione e i titoli vinti. Non conoscevo Milano, ma mi piace molto e la famiglia si è integrata molto bene qui. Ha un clima come quello di Madrid ed è un città aperta, molto cosmopolita. La verità è che in Italia si mangia abbastanza bene e non sono nemmeno molto esigente in materia… però, andiamo, si sente sempre la mancanza dei frutti di mare o di un buon polpo alla gallega. Cosa significa per me la maglia rossonera? Come in tutte le squadre in cui sono stato significa difendere nel mondo alcuni valori e la gioia di alcuni tifosi. Siamo in un momento chiave della stagione per continuare a puntare alle competizioni europee; ci sono molti punti in gioco e, anche se i posti per la Champions League restano un po’ distanti, siamo a sette punti dai posti per l’Europa League. Il primo obiettivo è vincere dopodomani a Firenze e poi vedremo…Stiamo soffrendo con queste battute d’arresto e, anche se pensavamo che le cose sarebbero andate meglio, appoggiamo il nostro allenatore. Vogliamo solo lavorare, lottare per conquistare più punti e salire in classifica”.

Sul suo miglior riflesso: “La mia miglior parata? Me ne viene in mente una contro il Borussia Dortmund in semifinale di Champions League due anni fa…però ho anche commesso errori e qualunque di questi si concluda con un gol dà abbastanza fastidio. I difensori con cui ho avuto l’intesa migliore sono Gonzalo e Godín ai tempi del VillarrealVaranePepe e Nacho al Madrid. Il mio punto di riferimento come portiere è senza dubbio il mio conterraneo Buyo, un eccellente portiere, anche se ammiro altri grandi come Bodo Illgnero Edwin Van der Sar. Un grande portiere, oltre alle qualità fisiche e tecniche, deve avere grande fiducia in sé stesso, una elevata capacità di concentrarsi al momento del gioco e deve esigere molto da se stesso per arrivare a migliorare i suoi difetti”.

E il finale ancora sull’arena di Madrid: “È il mio stadio preferito è il Bernabéu: è grande, è nel centro della città, difficile giocarci in trasferta! Anche San Siro mi piace, un campo leggendario”.

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