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Capello: «Juve in pole per lo scudetto, ma occhio all’Inter. Su Milan, Lazio e Roma…»

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L’ex tecnico Fabio Capello, ai microfoni della Gazzetta dello Sport, ha fatto la sua analisi sulle squadre del campionato

L’ex tecnico Fabio Capello ha rilasciato un’intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport:

ESTATE – «Non mi sono mai sentito tanto italiano come in questo periodo. Ho esultato a Londra l’11 luglio. Ho ringraziato il presidente Mattarella per la sua presenza a Wembley. Ho fatto la fotografia con Berrettini. Ho seguito l’Olimpiade di Tokyo dalla mattina alla sera: sono saltato sul divano, ho urlato e gioito per le nostre medaglie. E poi la soddisfazione di avere un Premier come Mario Draghi: all’estero ce lo invidiano».

SERIE A – «Sarà il campionato degli allenatori. Abbiamo fatto il pieno: Mourinho, Allegri, Spalletti, Sarri. C’è gente che ha già dato tanto, ma dovrà dare ancora. Il mercato è aperto e dovranno essere bravi a intervenire in corsa».

MOURINHO – «Josè ha la personalità giusta per una piazza come Roma, ma i problemi non mancano. La partenza di Dzeko mi ha sorpreso, non era solo il centravanti: era anche una fonte di gioco. La Roma ha azzeccato il portiere con Rui Patricio, Abraham può essere una buona soluzione. Il colpo in più potrebbe essere Zaniolo. E’ il più grosso talento italiano».

ALLEGRI – «La Juve parte in pole position dopo le cessioni dell’Inter. Le aspettative sono tutte su Allegri e lo dico spassionatamente: non sarà facile ripetere i successi del ciclo precedente. Max deve mostrare forza e pugno deciso. Non vorrei che i calciatori prendano il suo ritorno come un alibi per scaricare le responsabilità. Mi attendo qualcosa di speciale da De Ligt e Dybala. L’argentino ha il potenziale del numero uno, ma gli è sempre mancato qualcosa».

INTER – «E’ andato via l’allenatore, sono partiti due campioni, ma il telaio resta di buona qualità. Dzeko è perfetto per sostituire uno come Lukaku. Calhanoglu ha colpi importanti. Simone Inzaghi con poche parole può caricare il gruppo: dimostrate che l’Inter non era soltanto Lukaku e Hakimi».

MILAN – «Il Milan ha un progetto avviato. Giroud è un attaccante di spessore internazionale. Mi attendo l’esplosione di un talento dal potenziale enorme come Leao. Tonali deve dare segnali di crescita. Bisogna però valutare gli effetti della partenza di uno come Donnarumma. Ha sposato un club di cui ora si parla in tutto il mondo, ma il Milan meritava maggiore riconoscenza».

SPALLETTI – «Luciano ha la squadra pronta, deve solamente evitare di perdere i pezzi: la cessione di Koulibaly va scongiurata. Il Napoli ha basi più solide rispetto alla concorrenza».

LAZIO – «La chiave è l’impatto del calcio di Sarri con un gruppo di qualità plasmato negli anni da Simone Inzaghi».

ATALANTA – «Bergamo è un modello: allenatore di grandissimo livello, presidente ex giocatore che conosce bene le dinamiche del calcio, struttura abile nell’individuare i talenti. Nel gioco, l’Atalanta di Gasperini mi ricorda il Liverpool di Klopp».

MESSI – «Con la crisi di di liquidità provocata dal Covid, i club ricchi e sicuri sono di proprietà araba e russa. Messi ha scelto il Psg: Parigi è la nuova Mecca. Per fortuna c’è anche il calcio dei saggi: il Bayern Monaco e i club tedeschi in generale. Nagelsmann è partito male, ma già si intravedono le sue idee. Ho seguito con attenzione l’esordio in Bundesliga».

EUROPEO – «Mancini ha riproposto, in una visione moderna, gli aspetti migliori del nostro calcio: copione flessibile, sfuttamento delle caratteristiche dei giocatori. Il pallone va gestito quando ci sono le condizioni di farlo, ma se si sviluppa l’occasione per ripartire in verticale, bisogna farlo. Il possesso palla non è un indicatore assoluto. Il passaggio laterale e indietro è spesso quello della comodità. Osare è un segnale di qualità: il gol del Chelsea nella finale di Champions è figlio di un lancio perfetto di Mount e di un movimento elegante di Havertz. Altra considerazione: l’Europeo ha riproposto il dribbling. Ci sono allenatori che non lo contemplano, ma sbagliano».

PALLONE D’ORO – «Se si assegna per meriti generali, Jorginho ha le carte in regola per essere il più votato. E’ stato il migliore degli azzurri insieme con Donnarumma. Ha vinto Champions League, Europeo e Supercoppa Europea».

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