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Ancelotti crede al nuovo Milan, i consigli fraterni a Gattuso: parole al bacio

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Da fratello a fratello, da campione a campione, è questo il sentore del messaggio che Ancelotti ha voluto lanciare a Gattuso esattamente come un fratello maggiore farebbe farebbe con uno minore

Carlo Ancelotti concede una lunga intervista a Gazzetta dello Sport nella quale parla ovviamente della rinascita Milan e dell’impatto su di essa di Gennaro Gattuso, suo allievo ai tempi del Milan campione d’Europa

LA MAGIA DI GATTUSO-«Sinceramente ci speravo, ma non ne avevo la certezza. Quando si subentra in panchina ci sono sempre molte incognite, molti dubbi, molti ostacoli da superare. Rino è stato bravo a dribblare le difficoltà e a farsi seguire dai giocatori. Quello che conta è come ti accettano i giocatori? Proprio così. Se riesci a essere credibile ai loro occhi, allora puoi ottenere qualsiasi risultato. vedo Gattuso come un autentico condottiero. Ha in pugno il gruppo, i ragazzi andrebbero nel fuoco per lui, e questo aspetto è determinante nel calcio e, in generale, nella vita. Gattuso è l’anima del Milan e i giocatori mettono a disposizione le loro conoscenze e le loro energie per arrivare al successo: è la strada giusta».

ALCHIMIA GIUSTA- «Non c’è una cosa in particolare ce mi ha colpito di Gattuso allenatore, per l’altra sera mi aspettavo che la bandierina riuscisse ad aggiustarla con il nastro adesivo… Ecco, a ripensarci adesso, è l’unica mossa che non gli è riuscita: per il resto non ha sbagliato nulla. Ha impiegato poco tempo a creare l’alchimia giusta. A volte servono mesi, anni. Rino, invece, ci ha messo un mesetto, ma è stato avvantaggiato… Dal fatto di aver fatto parte del Milan, di conoscere la storia di questa società. Non c’è angolo di Milanello che abbia segreti per lui. Rino è stato un pilastro del mio Milan, che si rifaceva a una precisa filosofia di gioco e di gestione. Ora, con molta saggezza, sta cercando di riportare quei valori al centro del progetto. Si va lontano soltanto se la società, la squadra e l’ambiente, inteso come pubblico, sono un blocco unico e camminano nella stessa direzione. Quando ci sono scollature, i risultati sul campo non arrivano».

L’IMPORTANZA DEL GIOCO – «Se uno ha giocato come mediano e ha fatto della grinta il suo punto di forza, non è che da allenatore debba riproporre lo stesso cliché. Altrimenti uno che ha fatto il portiere cosa fa: mette undici uomini in porta? Il calcio, purtroppo, vive di stereotipi e luoghi comuni. Gattuso ringhiava quando giocava, dunque deve ringhiare anche quando allena. Balle. Rino ha studiato, ha fatto la gavetta, ha sudato, ha conosciuto l’amarezza e le difficoltà. E adesso, siccome ha il materiale umano che glielo consente, propone il calcio che piace a lui. Un calcio di possesso, sempre equilibrato, con l’obiettivo di farsi apprezzare dalla gente».

MODULI SIMILI – «Qualche differenza c’è, perché Seedorf e Kakà erano diversi per caratteristiche rispetto a Calhanoglu e Suso. Però, di base, c’è il desiderio di infoltire il centrocampo e di lasciare un uomo avanzato a fare la battaglia con gli avversari. Poi gli inserimenti da dietro fanno la differenza. Ma avete visto Bonaventura contro la Samp? Perfetta l’entrata in area sul cross da destra e stupenda la stoccata finale! E Calabria? Ma quanto corre!».

VIA LA TIMIDEZZA – «Mi ripeto: Rino ha toccato le corde giuste, si è fatto accettare dai giocatori che adesso lo seguono. Biglia, se era bravo alla Lazio, non poteva essere diventato un brocco cambiando maglia, no? Rino lo ha stimolato, lo ha coccolato, gli ha dato suggerimenti, e ora si vede che la cura ha funzionato. E dietro la coppia Bonucci-Romagnoli si muove molto bene, in sincronia, con i tempi giusti. Quanti gol ha subito il Milan di Rino? Pochi, pochissimi. Qui sta la chiave: squadra compatta, blocco unico, tutti che si aiutano».

COME UN FRATELLO – «Ci sentiamo spesso, per me è come un fratello. Abbiamo condiviso tanto. Tutto, direi. E i suoi successi, lo dico dal profondo del cuore, sono anche i miei. Adesso gli direi: accetta gli elogi che ti arrivano, ma dimenticateli in fretta. E ricordati che chi, oggi, ti fa i complimenti, domani è pronto a criticarti».

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